lunedì 16 aprile 2012

La maratona di Parigi... DOPO.

15 Aprile 2012, ore 23.08 sono nel letto con l'Ipad e tanta voglia di condividere un'emozione ma senza la forza per farlo, la maratona e il viaggio si fanno sentire. Mi riposo.

16 Aprile 2012, ore 13.30 Qualche scricchiolio alle articolazioni delle ginocchia e un piacevole dolore muscolare mi accompagnano mentre scrivo. Oggi sto bene. Quando fai una cosa ad alto impatto emotivo per la prima volta stai certo che ti rimarrà per sempre nel cuore, ma non pensavo che anche la seconda maratona mi avrebbe dato tante emozioni. Ieri mattina a Parigi c'era tutto il mondo, gente di tutte le razze che correva con un obbiettivo comune: arrivare in fondo ai 42km e 195m.
Il passo della maratona ti permette di non andare in affanno e goderti tutto ciò che accade, a differenza di una 10km per esempio dove si pensa solo al traguardo e non si ha tempo per accorgersi del paesaggio e delle persone. A Parigi guardavo tutti e ho capito quanto può essere importante una maratona. Persone che correvano spingendo su un passeggino il proprio figlio, chi correva per la moglie scrivendolo chiaramente sulla maglietta, chi aveva perso da poco un genitore e correva per lui, ho visto cechi, persone in carrozzella e gente che correva con gli occhi gonfi di lacrime. Correndo di fianco a loro si respiravano le loro emozioni. E poi tanta gente che tifava per noi estranei: sentire il mio nome con l'accento sulla "O" finale è stato davvero divertente (stamparlo sulla maglia è stata una buona idea!). 
Io non ho corso questa volta guardando il tempo, piuttosto me la sono goduta guardando tutto e tutti, sfiorando la mano dei tifosi e rispondendo alle grida di incitamento. Fino al 38esimo km ho corso a fianco del mio amico Merex; per lui era la prima maratona e sapendo cosa gli aspettava ho fatto più strada possibile al suo fianco. Negli ultimi quattro km però ho respirato l'odore del traguardo perciò ho deciso di utilizzare tutte le energie che avevo messo da parte andando un po' più lento di come avrei voluto. Così ho allungato il passo a 4'40" al km superando in classifica circa 700 persone. Mentre scattavo vedevo persone che cedevano camminando, allora davo loro una pacca sulla spalla e gridavo "Come on! Come On!", anche se si corre soli c'è un grande senso di appartenenza in una gara come questa. Ma al 40 km ho visto una cosa che mi ha scioccato: una donna, sui 40 credo, che pur di non fermarsi aveva evacuato strada facendo. Più che disgusto ho provato pena, ho pensato quanto fosse importante per lei questa maratona. Poi l'ho sorpassata anche perché lasciava una scia poco gradevole ;-)
All'arrivo non ho trovato né moglie ne amici, c'erano 50.000 persone, sarebbe stato difficile trovarli. Perciò mi sono armato di forza di volontà e ho camminato per altri 3km affrontando il vento gelido fino all'albergo dove sono riuscito a chiamarli.
Voglio quindi ringraziare Parigi e tutti i suoi monumenti che mi hanno accompagnato durante il lungo percorso, ringrazio i miei amici che sono venuti a tifare per me, mia moglie e tutti quelli che come me, con un pettorale numerato hanno corso per "vincere con sé stessi".



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